Amb-ire

Promuovere l’ambiente attraverso l’educazione, l’informazione, la comunicazione

By by Kyoto…? settembre 27, 2009

Si è da poco diffusa una sindrome particolare, diagnosticata sin dai primi momenti dal New York Times: la sindrome del “first you”. Sono tutti lì, molti dei politici mondiali, davanti ad una grande porta; si guardano e si dicono a vicenda: “prego, prima lei”; “no, guardi, prima lei”; “grazie, prima lei”. E nessuno si muove, tutti fermi, davanti alla porta.

Quindi? Che facciamo?

La conferenza tanto attesa di Copenhagen sta già perdendo il suo splendore dopo il summit delle Nazioni Unite della scorsa settimana. L’amministrazione americana è bloccata  per l’approvazione della riforma sulla sanità, ciò impedisce al Senato di valutare ed approvare (si spera) la legge che, già passata alla Camera, introdurrebbe per la prima volta in America  strumenti reali di controllo e riduzione delle emissioni inquinanti.

Con questo “imprevisto” Obama ha un potere negoziale debole, che non so quanti frutti potrà dare in un tavolo politico che attende mosse definitive e non parole di circostanza.

Come se non bastasse, politici ed esperti del settore iniziano già a mettere le mani avanti dicendo che, se anche non si giungesse ad un nuovo protocollo, si avrebbe comunque il tempo nel prossimo anno di concretizzare gli impegni presi a Copenhagen… Ma a dicembre doveva esserci la resa dei conti in vista della conclusione di Kyoto o ho capito male io?

Sta di fatto  che avrei voluto intitolare questo articolo: by by Kyoto, welcome Copenhagen, ma ho dovuto variare all’ultimo.. benvenuto a cosa? Ad un’ennesima perdita di tempo, di parole, e di rassicurazioni?

D’accordo, rallegriamoci tutti del fatto che Cina e America abbiano riconosciuto l’esistenza del riscaldamento globale e dei conseguenti cambiamenti climatici, caspita, dovevamo proprio aspettare il 2009 per avere questa notizia. Che soddisfazioni.

Speriamo almeno che alle parole seguano i fatti, che i segnali propositivi di Cina e Giappone siano seguiti da un protocollo preciso e dettagliato accettato a livello mondiale.

Anche perché, e concludo, se i politici di tutto il mondo devono prendere aerei, hotels lussuosi, catering, ristoranti, taxi etc.., solo per trovarsi tutti insieme a Copenhagen e dirci che il riscaldamento globale è un problema.., bè, che investano questi soldi in qualcosa di più utile e si facciano una conferenza skype worldwide.

marta.mainini@amb-ire.com

 

No kyoto, No Park dicembre 1, 2008

2008_0629mauritius-20080162Uno degli strumenti più semplici e immediati previsti in ambito internazionale per il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto consiste nella piantumazione di alberi. In accordo a questa logica di intervento, il comitato Parchi per Kyoto (costituito da Federparchi e Kyoto club) ha dato avvio alla fase operativa: piantare nei parchi regionali, nazionali, internazionali e nelle aree urbane centinaia di migliaia di alberi che possano assorbire anidride carbonica e contrastare i cambiamenti climatici.

 

Nei giorni di venerdì 14 e sabato 15 novembre 2008 si sono perciò tenuti 5 eventi di presentazione promossi da Comitato Parchi per Kyoto, autorità locali, rappresentanti dei parchi e aziende sponsor. I progetti di riforestazione promossi in queste date permetteranno, nel corso del ciclo di vita degli alberi, di abbattere circa 5 milioni di Kg di CO2. Tali interventi ricadranno per il momento in 5 aree protette: l’Area Marina Protetta del Plemmirio (in Provincia di Siracusa), il Parco Regionale Delta del Po Veneto, la Riserva Naturale Regionale Tevere Farfa, il Parco Regionale del Partenio (Campania) e il Parco Regionale Delta del Po Emilia Romagna; per ogni area protetta sono state selezionate delle specie vegetali autoctone, in modo da rispettare l’ecosistema naturale esistente e promuoverne il mantenimento allo stato originario.

 

I suddetti interventi sono stati sponsorizzati da aziende che hanno scelto di aderire al progetto Parchi per Kyoto allo scopo di bilanciare parte delle emissioni di CO2 derivanti dalle loro attività. Rispettivamente le aziende che hanno contribuito agli eventi di piantumazione in queste 5 aree protette sono state: Lottomatica, Reckitt Benckiser, Nissan, l’emittente Radio Kiss Kiss, Day Ristoservice. Il loro appoggio ha così permesso al comitato Parchi per Kyoto di partecipare attivamente alla campagna “Plant for the Planet” promossa dall’Unep, il programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.

 

Ciò che c’è da augurarsi è che il progetto possa espandersi ed interessare la riforestazione di altre aree, naturali e urbane; in secondo luogo, ci sarebbe da evidenziare la necessità di muoversi in un’ottica di cambiamento, oltre che di compensazione. Mi spiego meglio: promuovere la messa a dimora di alberi è sempre una buona idea, a mio avviso, ma non si può certamente pensare che piantare una certa quantità di alberi possa legittimare una condotta poco attenta alle emissioni di CO2 o al consumo delle risorse naturali.

Dovremmo diventare più consapevoli delle nostre azioni, utilizzare di meno l’auto e privilegiare i mezzi pubblici ad esempio, acquistare mobili certificati, assicurandoci che il legno di fabbricazione non provenga da azioni criminali di deforestazione selvaggia.. Quindi, piantiamo migliaia di alberi, sono la prima a prendere in mano la zappa, ma siamo consapevoli della necessità di dover fare molto di più affinché l’ambiente in cui viviamo si mantenga in salute.

 

 

marta.mainini@amb-ire.com