Si è da poco diffusa una sindrome particolare, diagnosticata sin dai primi momenti dal New York Times: la sindrome del “first you”. Sono tutti lì, molti dei politici mondiali, davanti ad una grande porta; si guardano e si dicono a vicenda: “prego, prima lei”; “no, guardi, prima lei”; “grazie, prima lei”. E nessuno si muove, tutti fermi, davanti alla porta.
Quindi? Che facciamo?
La conferenza tanto attesa di Copenhagen sta già perdendo il suo splendore dopo il summit delle Nazioni Unite della scorsa settimana. L’amministrazione americana è bloccata per l’approvazione della riforma sulla sanità, ciò impedisce al Senato di valutare ed approvare (si spera) la legge che, già passata alla Camera, introdurrebbe per la prima volta in America strumenti reali di controllo e riduzione delle emissioni inquinanti.
Con questo “imprevisto” Obama ha un potere negoziale debole, che non so quanti frutti potrà dare in un tavolo politico che attende mosse definitive e non parole di circostanza.
Come se non bastasse, politici ed esperti del settore iniziano già a mettere le mani avanti dicendo che, se anche non si giungesse ad un nuovo protocollo, si avrebbe comunque il tempo nel prossimo anno di concretizzare gli impegni presi a Copenhagen… Ma a dicembre doveva esserci la resa dei conti in vista della conclusione di Kyoto o ho capito male io?
Sta di fatto che avrei voluto intitolare questo articolo: by by Kyoto, welcome Copenhagen, ma ho dovuto variare all’ultimo.. benvenuto a cosa? Ad un’ennesima perdita di tempo, di parole, e di rassicurazioni?
D’accordo, rallegriamoci tutti del fatto che Cina e America abbiano riconosciuto l’esistenza del riscaldamento globale e dei conseguenti cambiamenti climatici, caspita, dovevamo proprio aspettare il 2009 per avere questa notizia. Che soddisfazioni.
Speriamo almeno che alle parole seguano i fatti, che i segnali propositivi di Cina e Giappone siano seguiti da un protocollo preciso e dettagliato accettato a livello mondiale.
Anche perché, e concludo, se i politici di tutto il mondo devono prendere aerei, hotels lussuosi, catering, ristoranti, taxi etc.., solo per trovarsi tutti insieme a Copenhagen e dirci che il riscaldamento globale è un problema.., bè, che investano questi soldi in qualcosa di più utile e si facciano una conferenza skype worldwide.
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